[Intervista 2018] Primo Campionato Mondiale di karuta かるた L'esperienza del Partecipante Italiano
Il 3 novembre si è tenuta in Giappone la prima competizione mondiale di karuta かるた nel santuario di Omijingu a Otsu, nella prefettura di Shiga, e tra i partecipanti anche un team italiano. Le impressioni e le esperienze di Andrea Atzori e la sua passione per quest'antico gioco.
A volte, grazie alla trasposizione manga o anime, queste tradizioni o giochi del passato salgono alla ribalta internazionale e fanno appassionare e incuriosire il mondo intero.
Un esempio collegato a questo gioco è la serie anime e manga Chihayafuru, uscita nel ottobre del 2011, ha visto al momento la messa in onda di 2 stagioni ( annunciata per il 2019 la 3 stagione) e una trasposizione in Live action.
La trama racconta la storia di Chihaya, la ragazza tenta di di creare un club di Karuta nella sua scuola superiore. Attraverso flashback in cui giocava con i suoi 2 compagni e le vicende personali e sentimentali dei personaggio il gioco è parte della serie.
L'antico gioco di Karuta è ancora praticato in Giappone, nelle scuole ci sono addirittura club che portano avanti la tradizione, e ci sono competizioni che si tengono in tutto il paese.
La parte competitiva di questo gioco è chiamata Kyogi Karuta 競技かるた, e le regole sono piuttosto semplici, ma bisogna essere molto veloci e avere buon orecchio, oltre a una buona memoria.
Ogni giocatore seleziona 25 carte e le piazza nell'area di gioco. Le carte rimanenti prendono il nome di 'Kara-huda' che significa carte morte e i giocatori non le usano nel gioco. Una figura esterna, un "narratore" sceglie una carta a caso e legge ad alta voce il poema che contiene. I giocatori trovano la carta col poema corrispondente, la sfiorano o toccano il più velocemente possibile, da qui il classico gesto e il "volare" delle carte. Il giocatore che per primo esaurisce le sue carte è il vincitore.
A novembre, per la prima volta in assoluto, si è tenuta la prima competizione mondiale con 10 squadre partecipanti, di cui sette provvenienti dall'estero. L'evento si è tenuto presso il santuario di Omijingu a Otsu, nella prefettura di Shiga, fondato dall'imperatore Tenji. Perchè la scelta di questo luogo? Il poema che l'imperatore scrisse, il primo di "Hyakunin Isshu", le 100 poesie di 100 poeti, è usato nel gioco, per questo Il santuario è noto come il " sacro sito di karuta".
Al torneo hanno partecipato 24 persone dagli Stati Uniti, dalla Tailandia, dall'Italia, dalla Cina, dalla Francia, dall'Ungheria e dal Brasile, ogni squadra nazionale composta da tre membri. Invece le 3 squadre dal Giappone provenivano dall'Unione di Kurata della prefettura di Nara, dalla Otsu Akinota-kai e una squadra composta da stranieri che vivevano già in Giappone.
La squadra vincitrice è stata quella Francese.
Nel team Italiano c'era Andrea Atzori a cui abbiamo chiesto della sua esperienza molto particolare al torneo.
Mauro: Ciao Andrea, raccontaci un po' di te.
Andrea: Vivo in provincia di Verona e sono laureato in giapponese presso la facoltà triennale dell'università di Venezia.
Mauro: Com'è nata la tua passione per questo gioco così antico e particolare?
Andrea: Dunque, per me -così come per molti altri in realtà- tutto è partito da chihayafuru. Ho visto l'anime quasi 5 anni fa, e il kyougi karuta ( =karuta competitivo) a primo impatto mi è piaciuto molto e volevo provare a praticarlo.
Mauro: e poi com'è andata?
Andrea: All'inizio pensavo che non fosse possibile "giocare" a questo gioco a meno che non si fosse giapponesi, e almeno all'inizio avevo lasciato perdere. In seguito ho cominciato a studiare giapponese all'università e ho recuperato il mio interesse per chihayafuru e il karuta, e 3 anni e mezzo fa per caso sono venuto a sapere che all'università di Bergamo alcuni studenti di giapponese stavano fondando un club di karuta, e così tramite facebook e whatsapp sono immediatamente entrato in contatto con gli italiani che volevano giocare a karuta.
Mauro: interessante come sia nata la cosa.
Andrea: ho ricevuto così delle dritte per imparare le poesie e le regole del karuta, e successivamente mi sono aggregato al gruppo. Inoltre, l'aver visto su youtube un video di due giocatori del già esistente club francese giocare a karuta mi ha aiutato ancor di più a realizzare che tutto ciò che era necessario per giocare era sapere gli hiragana e saper associare prima e seconda metà di ciascuna poesia, ed è stata una grossa motivazione.
Mauro: si potrebbe pensare che bisogna conoscere molto bene il giapponese ma l'importante quindi è memoria e un giapponese base.
Andrea: da allora, per quasi 4 anni io e altri ragazzi abbiamo continuato ad allenarci (chi a fasi più o meno alterne) e alcuni di noi hanno anche avuto l'occasione di partecipare a ritrovi internazionali di karuta in Europa, oppure di andare occasionalmente in Giappone in estate e alternare il turismo ad allenamenti/tornei di karuta.
Mauro: anche tu sei stato in Giappone ?
Andrea: nel mio caso, ho studiato un anno in un'università Giapponese e quindi ho anche fatto parte di un club di karuta locale.
Grazie a questi fattori abbiamo allargato le nostre conoscenze internazionali, e lo scorso inverno siamo venuti a conoscenza della possibilità di partecipare a questo primo torneo mondiale di karuta rappresentando la propria nazione con una squadra di giocatori.
All'inizio il numero di squadre partecipanti era limitato, ma si è liberato un posto anche per l'Italia e così è stato deciso che io e altri due ragazzi saremmo andati in Giappone per partecipare al torneo.
Mauro: Come hai vissuto questo torneo con le altre nazionali, ma soprattutto con i giapponesi?
Andrea: Con gli altri partecipanti è stato divertente interagire, soprattutto con quelli con cui eravamo già amici. I giapponesi sono stati gentili e disponbili, anche se ovviamente qualcuno di loro tende a pensare che degli stranieri non possano conoscere un gioco/sport giapponese e tendono a sottovalutare la cosa, oppure tendono a usare l'inglese quando non è necessario.
C'erano anche delle squadre di studenti delle medie/elementari a rappresentare il Giappone, ma con loro ci siamo rapportati in modo abbastanza normale, e siamo stati trattati come qualsiasi altro giocatore.
Grazie Andrea per la tua esperienza condivisa con tutti noi e un grazie anche a Maria Lazzarini che ci ha messo in contatto. E' sempre un piacere condividere con altri chi ha passioni comuni.