Kyōgen il teatro comico centenario al Festival della Cultura Giapponese di Civitavecchia
Assistere a una rappresentazione del meglio della cultura giapponese con quella italiana è possibile e questo grazie al lavoro, alla professionalità, ma soprattutto alla passione che persone come il maestro Luca Moretti portano avanti grazie alla sua compagnia e al progetto Italo Kyōgen.
Sabato pomeriggio a Civitavecchia, nel cortile della cittadella della musica, dove si tiene il festival della cultura, aspetto seduto che si possa accedere allo spettacolo del Kyōgen in programma per le 19 portato in scena dalla 伊太郎狂言乃座Compagnia Italo Kyōgen composta da Andrea Brunamonti, Valeria Michelacci e Luca Moretti.
Guardando il volantino penso a quanto sarà interessante e divertente lo spettacolo perché già la grafica ci fa capire lo stile di questo tipo di rappresentazione.
Ma andiamo per ordine, così da introdurvi come si deve allo spettacolo. Partiamo dallo spiegare innanzitutto cos’è il Kyōgen, ma soprattutto cos’è il progetto Kyōgen della compagnia del maestro Luca Moretti.
Tempo fa ebbi il piacere di conoscere il maestro con il quale scambiammo due chiacchere in liberta, in seguito ci concesse un’intervista “Luca Moretti Capostipite e Rappresentante del kyōgen 狂言 in Italia” nella quale ci parla, con grande passione e amore per quest’arte, di cos’è il kyōgen, ma soprattutto del suo progetto che permette agli italiani di fruire di quest’arte centenaria.
Il Kyōgen fa la sua comparsa nel XIV per la prima volta come forma d'arte a sé, prima di allora era parte degli spettacoli nō 能, usato come intermezzo tra gli atti. È una forma di teatro comica che porta in scene situazioni comuni, usando il linguaggio popolare per esprimerle, attraverso movimenti e schemi vocali complessi, organizzati, strutturati, dove perfino i suoni, le onomatopee vengono riprodotti per far si che lo spettatore possa immedesimarsi ancor di più nella storia.
L’Italo Kyogen Project prende questa centenaria tradizione e ne adatta lo stile, il linguaggio e le situazioni usando il parlato comune, antico, ritrovandoci così ad ascoltare un italiano che non si usa quasi più misto a interazioni latine e dialettali.
Tornando a Sabato 2 Ottobre 2021, il giorno dello spettacolo, entriamo nella sala dove poco prima si era esibito l’ambasciatore del Giappone in Italia Hiroshi Ōe 大江博 in un concerto per pianoforte. La sala è piena e il pubblico aspetta l’inizio accompagnato in sottofondo da una musica tradizionale che ci fa sentire come fossimo in Giappone. Ed ecco che appare il Maestro che ci presenta lo spettacolo, fa un’introduzione su cos’è il Kyōgen, soffermandosi sul fatto che sono rappresentazioni comiche che quindi il ridere è il cuore dello spettacolo e che “ci dobbiamo sentire liberi di ridere a piacimento”, e di certo non sono mancate le occasioni. Ci spiega come il tutto sia altamente codificato, i movimenti, ma persino i “sentimenti” mostrandoci come vengono messi in scena, come le risate o il pianto (in modo davvero divertente aggiungerei).
Lo spettacolo era suddiviso in 2 atti, nel primo veniva portato in scena un classico del Teatro Comico Giapponese: 濯ぎ川Il Bucato al Fiume. La storia ci racconta di un uomo vessato dalla moglie che gli dà fare tutti i lavori possibili iniziando dal portare al fiume i panni per lavarli. Durante lo svolgimento dell’opera, l’uomo parla liberamente di come viene trattato, mimando l’atto del lavare i panni e mimando i suoni che fanno i panni sciacquati al fiume. Il tutto è reso in modo molto divertente dalla performance del maestro che è l’attore principale (insieme alla moglie) in quest’atto. Nel mentre arriva la moglie che lo rimprovera del fatto che sia ancora li e che avrebbe un sacco di cose da fare. Al che l’uomo, stranito della cosa, dice alla moglie che non sapeva di altre cose da fare. Ma la moglie gli fa una lunga lista di cose da portare a termine durante il giorno. L’uomo che ormai erano anni che andava avanti così consiglia alla moglie di mettere per iscritto le faccende e le cose da fare, così che lui avrebbe fatto tutto quello che era scritto. Ovviamente la moglie ben contenta scrive tutto (è stato bellissimo vedere come veniva mimato l’apertura del rotolo su ci scrivere e l’atto della scrittura) e consegna il rotolo “contratto” al marito. Tornato a lavare i panni gli scappa di mano un vestito e la moglie lo rimprovera gridandogli di correre a prenderlo. E qui iniziano sequenze comiche bellissime. L’uomo tira fuori il contratto (sempre immaginandolo tra le sue mani) e controlla se ci fosse scritto la voce “recuperare i panni” ma scorrendo fa notare alla moglie che non c’è (inizia così la “vendetta”) allora la moglie va per recuperarlo da sola, al che scivola in acqua e chiede aiuto al marito per tirarsi su. Stessa scena esilarante, il marito tira fuori il contratto, controlla e dice che non c’è la voce “aiutare la moglie caduta” al che la moglie si arrabbia ma ha comunque bisogno di lui. Allora l’uomo propone alla moglie che da quel momento in poi sarà lui il signore della casa, che non prenderà ordini dalla moglie. La consorte accetta il patto ma una volta uscita dal fiume si arrabbia con il marito rincorrendolo per picchiarlo.
Uno spettacolo bellissimo, salta subito all’occhio come i movimenti, e addirittura i suoni onomatopeici che fanno da complemento siamo codificati. Alla prima impressione potrebbe sembrare di assistere a movimenti e cadenze rigide, ingessate, invece si assiste a centinai di anni di tradizione tramandata in famiglie che non hanno cambiato nulla, o quasi, di come certe rappresentazioni siano arrivate ai giorni d’oggi.
Il secondo atto ci porta a una rappresentazione un po’ più moderna: Lo Fanciulletto del Tofu”. Ci narra la storia di uno Yōkai 妖怪, una creatura soprannaturale del folclore giapponese, tratto dall’opera best seller in patria dello scrittore di mistery Kyōgoku Natsuhiko 京極 夏彦.
In questa rappresentazione ci viene racconta la storia di quest’ essere sovrannaturale (interpretato da Andrea Brunamonti), che non è mai riuscito a spaventare nessuno nonostante appartenga a una categoria di creature che nel folclore popolare giapponese non solo fanno paura, ma in alcuni casi sono anche pericolose e maligne. Con l’aiuto del servo Taro (interpretato dal maestro Luca Moretti) proverà a spaventare un signore feudale (interpretato da Valeria Michelacci), ma le cose non andranno come dovrebbero, anche se alla fine il tutto si risolverà a favore del fanciullo del tofu in uno strano scambio che lo vedrà diventare lui il signore feudale e il precedente lo Yōkai.
Lo spettacolo è stato davvero divertente ed era la prima volta che assistevo a una rappresentazione simile e mi ha colpito molto. Non solo per la rappresentazione in sé, ma soprattutto per il fatto che grazie all’opera del Maestro Moretti, anche qui in Italia possiamo assistere e godere di un’arte che è parte della storia e della cultura del Giappone. Vi consiglio ancora una volta di andare a leggere l’intervista che facemmo al Maestro “Luca Moretti Capostipite e Rappresentante del kyōgen 狂言 in Italia” e sono sicuro che conoscendo di più su questo progetto e sull’importanza artistica ne rimarrete colpiti e lo seguirete come sto facendo io. Vi lascio qui sotto i riferimenti e i contatti per saperne di più così che possiate, magari un giorno, assistere a uno spettacolo, che vi assicuro non vi deluderà.
Sito Italo Kyogen Project: https://italokyogen.wordpress.com/
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Italia e Giappone, kyōgen, Festival della Cultura Giapponese, Civitavecchia, Mauro Piacentini