header sito fukai nihon 2

 INDICATORE MACRO CONTENUTI

Cultura e Tradizione  Esplora il giappone  Cultura Pop  Cucina giapponese

 

  

Nascita dei manga ....... Giappone o Cina

manga read image

 Per buona parte di appassionati di Manga e Anime è indiscutibile e risaputo che siano di origine giapponese, tuttavia è difficile dire quando siano nati di preciso e davvero non sono la solita invenzione cinese trasposta in Giappone, come sostengono i "non intenditori"? Per rispondere a queste domande, ho fatto una breve ricerca che espongo in questo articolo.

Manga - Giappone

Innanzitutto i manga come li conosciamo oggigiorno, con tutte le caratteristiche peculiari riguardanti storyboard, character design e una conclusione il cui protagonista al termine esce di scena e non viene reimpiegato, come gli attori del teatro Noh, risalgono alla concezione attuata dal Maestro indiscusso Osamu Tezuka nel 1946.

Però la storia sull'origine risale a più indietro nel tempo perché "manga" (漫画) è un termine piuttosto generico: la parola fu coniata nel 1905 dall'artista Rakuten Kitazawa combinando gli ideogrammi di man (libero/stravagante) e ga (immagine), quindi si traduce con "immagini derisorie/disegni bizzarri" e indica perciò tutti i fumetti di qualsiasi tipo, ne consegue che i primi esemplari hanno ben poco di riconducibile all'aspetto attuale.

La storia cominciò quando in Giappone venne introdotta per importazione dalla Cina la tradizione del rotolo nel VI° o VII° secolo, questo chiamato emakimono (絵巻) era un'opera di narrativa illustrata orizzontalmente che univa testo e immagini dipinte, sviluppatisi come arte durante il periodo Heian (794-1185), il primo esempio autoctono è "La storia di Genji", datata 1130.

La tradizione degli emakimono proseguì nel periodo successivo, il Kamakura (1185-1333) e a quest'epoca risale una sorta di "embrione": il Choju Jinbutsu Giga (鳥獣人物戯画 letteralmente "Rotolo degli animali eccitati" o "Caricatura di personaggi della fauna selvatica") che è ritenuto il primo manga per l'utilizzo di linee cinetiche, tuttavia non ha testo ma solo immagini di divertenti scene animali, metafore degli usi del Giappone nel XII° secolo; questo si contende l'onorificenza con un altro "testo", lo "Shigisan Engi Emaki".

La storia prosegue, tuttavia sono per lo più libri d'illustrazione e raccolte di disegni, in ordine abbiamo il Toba-e, che prende nome da Toba Sojo, un artista dell'XI secolo, un esempio di questo libro di disegni, considerata la raccolta di manga più antica del Giappone è ad opera di Shumboko Ono, il primo mangaka ed è datato 1702.

Seguono altri libri d'illustrazione tra cui lo "Shiji no Yukikai" di Santo Kyoden e il "Manga Hyakujo" di Aikawa Minwa, entrambi datati 1798, si annoverano anche i manga del celebre Hokusai, editi nel 1814, ma fino al XX° secolo il termine non entrò nell'uso comune e come detto definiva qualsiasi narrazione illustrata mediante immagini dal contenuto più o meno satirico.

 

shiji no yukikai

 

 

L'antefatto cinese

Diverso lo sviluppo della medesima arte in Cina. Anche qui come in Giappone in un primo momento si ha una sorta di "confusione generale" dato che per definizione espressa dall'autore del volume "Hong Kong Comics: a history of Manhua", Wendy Siuyi Wong, "i fumetti cinesi includono tutte le forme e gli stili dei cartoni animati, dei fumetti e dei lianhuatu/lianhuanhua (storybook illustrati tradizionali)"; già appaiono delle diversità sostanziali: manhua(漫畫, 漫画),traslitterazione in cinese di manga, indica i fumetti intesi, grazie alla definizione adottata nel 1925 dall'artista Feng Zikai per la sua raccolta, pubblicata sulla rivista Wenxue Zhoubao (un settimanale di letteratura), come vignette propagandistiche, satiriche e immagini accompagnate in genere dai testi, con un taglio più moderno come grafica e contenuti delle storie, ma indica anche libri illustrati e caricature.

Dalla definizione emerge anche un altro termine, lianhuatu/lianhuanhua che sono dei racconti illustrati su libretti di piccole dimensioni che stanno sul palmo d'una mano, composti da immagini in sequenza, generalmente una per pagina, solitamente organizzati con immagine sopra e testo didascalico sotto; su questo particolare libretto si sono diffusi messaggi patriottici ed è generalmente più legato alla tradizione.

 

Lianhuanhua

 

Ma andiamo con ordine: entrambi questi prodotti, come ricostruito da A.Ying nel suo "Zhongguo Lianhuan Tuhuashi", derivano dalle opere narrative illustrate del periodo della dinastia Yuan (1271-1368) e dalle opere teatrali illustrate di epoca Ming (1368-1644), ma c'è anche chi mette in relazione i lianhuanhua con gli affreschi di Dunhuang e ai dipinti su rotoli.

 

emaki

 

Fatto certo a questo riguardo è che il primo esempio di narrativa illustrata è considerata la "Novella illustrata tratta dalle cronache dei tre Regni", risalente al periodo Yuan e quindi, per rispondere alla domanda iniziale se i manga potessero aver origine cinese, la risposta è no perché questa novella si colloca temporalmente dopo la pubblicazione de "La storia di Genji", datata 1130.

Dopo varie vicissitudini e peripezie storiche di cui questo sito non è la sede adeguata in cui parlarne, data la trattazione prevalentemente giapponese, accenno soltanto alla situazione attuale.

I Manhua oggi

La situazione odierna cominciò dopo la dipartita del dittatore Mao Zedong, precisamente si può cominciare a parlare di un'arte fumettistica "libera" cinese (cioè non condizionata e strettamente soggetta a fini politici) dal 1973 in poi dove, grazie anche alla spinta del primo ministro Zhou Enlai, il fumetto riprese sviluppo: non solo vennero riproposte opere a fumetti tratte dalla narrativa classica e da storie popolari, ma furono anche esplorati nuovi temi, come il giallo e la fantascienza, oltre ad adattamenti di opere della letteratura cinese contemporanea e straniera.

Questo cambiamento più l'apertura della Cina al resto del mondo portò i fumettisti a guardare oltre i confini, traendo maggiormente dalla fumettistica giapponese e occidentale, questo periodo coincise con "l'età d'oro" dei lianhuanhua che si concluse bruscamente nel 1985 quando con la liberalizzazione del mercato dell'arte, la maggior parte dei disegnatori abbandonò i lianhuanhua per dedicarsi esclusivamente all'arte, molto più redditizia.

Scomparendo i linhuanhua rifiorirono i manhua, sviluppatisi in "xinmanhua", cioè "nuovo manhua", che combino' elementi della tradizione cinese con elementi di derivazione straniera, in particolare giapponese.

Arrivando a tempi più recenti e all'alba del 2000, archiviati frettolosamente i tragici fatti di Tienanmen, la Cina si è definitivamente aperta al mondo: ciò ha permesso agli autori di trovare fonti anche nei fumetti europei, tanto da adottarne il modello narrativo.

E così si svilupparono due diversificazioni: la prima a livello consumistico vede che mentre gli adulti guardano con crescente interesse i fumetti in stile occidentale con opere d'autore e storie impegnate, il pubblico giovanile, influenzato dagli Anime, si appassiona ai manga.

La seconda diversificazione è forse la più affascinante: 

Mainstream

Il punto comune tra le due tipologie di fumetto dal diverso contenuto è il mezzo di diffusione costituito dal digitale. Per "mainstream" si intendono i manhua approvati dalla censura e distribuiti maggiormente su app online, come ad esempio "Kuaikan Manhua", fondata nel 2014, nel 2019 ha raggiunto un fatturato di 177 milioni di dollari.

 

Kuaikan Manhua

 

Underground

Di fianco a questo fenomeno serpeggia "l'underground": costituito da quei fumetti alternativi, dai contenuti non allineati che generalmente affronta tematiche politiche, sessuali o "semplicemente" la complessità del vivere in una società ancora oppressiva per certi aspetti. 
È il caso dei "lavori" di Hu Xiaojiang, il fumettista indipendente cinese più conosciuto all'estero. Ha conquistato una certa notorietà con "Istant Noodle" del 2008 e a 42 anni è un prolifico illustratore e il suo lavoro è apparso su riviste patinate occidentali tra cui GQ e Men's Health.

Nel mondo dei fumetti di questa categoria è conosciuto soprattutto come il co-fondatore di "Special Comix", un'antologia pubblicata sporadicamente che presenta le opere della comunità del fumetto di nicchia cinese.

Nata all'inizio di questo secolo da un libero associazionismo tra creativi contattati in forum online, privilegia fumetti disegnati a mano che rappresentino lo stile unico dei loro creatori; la mancanza di finanziamenti e gli ostacoli alla pubblicazione posti dalle autorità governative ne hanno reso la vita difficile tant'è che i co-fondatori hanno finanziato i primi due numeri e ci sono voluti un paio di anni per recuperare i costi.

La buona notizia arriva dal quinto numero dove hanno potuto avvalersi delle piattaforme di e-commerce per vendere oltre 1000 copie; sono piccoli numeri se messi a confronto con i 10 milioni di utenti giornalieri dell'app precedentemente citata, tuttavia "Special Comix" consente agli artisti cinesi di ottenere un riconoscimento internazionale e nel 2010 il terzo volume ha vinto il premio per il fumetto alternativo al Festival internazionale francese di  Angoulême.

Come si evince quindi il fumetto cinese esiste, è fiorente e può arrivare al livello dei più conosciuti manga, basta solo aspettare un po'.

 

Fonti dell'articolo:
Gogonihon.com, Wikipedia, Otaku's journal, Giornale Pop, Scaffale cinese
Fonti Immagini: 
Otaku's journal, Giornale Pop, Scaffale cinese, Paradise-systems, Miika Laaksonen on Unsplash.

 

Samantha Sisto

 

Manga, Cultura Pop, Samantha Sisto

Ultimi Articoli Pubblicati

Contattaci

Newsletter