Style Harajuku – La Contro moda che Esprime l’individualità
A Tokyo, la capitale cosmopolita del Giappone, c’è un quartiere all’interno del “distretto” di Shibuya dove si trova la famosa stazione ferroviaria di Harajuku. La zona circostante è vivaio della “contro moda” classica che non vuole uniformarsi alle regole statuarie del Giappone, dove è nato uno stile riconosciuto a livello mondiale.
Harajuku è uno tra i quartieri più famosi di Tōkyō, è facile da raggiungere grazie alla linea JR Yamanote, una fermata tra Shibuya e Shinjuku.
Difficile trovare qualcuno a Tokyo che non conosca il posto, qualcuno nominandolo ti guarderà in modo strano, qualcun altro con un sorriso immaginando che anche a te piaccia la zona e la sua atmosfera.
In passato Harajuku 原宿 era una stazione di posta, come testimoniato dagli ideogrammi che significano “alloggio nel prato”. Ancora oggi possiamo trovare la stazione in legno, la più antica di Tokyo. Anche se nel giugno 2020, a seguito del rimodernamento della stazione postale, è diventata una sorta di monumento nazionale. Ad oggi trovate invece la moderna fermata del treno che ha visto l’apertura da qualche anno senza non poche polemiche.
Negli anni si sono distinti per lo stile Harajuku due vie all’interno del quartiere: 竹下通りTakeshita-Dōri ed 表参道 Omotesandō. La prima è una via pedonale sempre molto affollata dedicata alle mode e presenta soprattutto piccoli negozi che vendono articoli di abbigliamento ed accessori fashion a costi piuttosto economici; la seconda ha assistito, dalla fine degli anni '90, ad un incremento di negozi costosi di marchi stranieri.
Negli anni '80 il Giappone ha incominciato un’evoluzione nella moda e nel modo di vestirsi dei giapponesi. Questo cambiamento lo troviamo più marcato verso gli anni ’90, complice la grande crisi finanziaria, i giovani giapponesi hanno iniziato a usare i propri vestiti per esprimere la loro insoddisfazione per la situazione e l'alienazione generale nella società. Troveremo traccia in occidente di questo stile solo negli anni 2000.
La sua diffusione è dovuta in gran parte all’ entertainment, il cui maggior apporto viene dalle band musicali o da artisti solisti. Un esempio che possiamo portare è quella della voce Joe Strummer che scrisse "Sanposuru Harajuku" (A Stroll Through Harajuku) cantata in un live col suo gruppo Mescaleros nel 2002 oppure Il gruppo scozzese Belle & Sebastien che nel singolo "I'm a Cuckoo" tratto dall'album (Dear Catastrophe Waitress), menzionano Harajuku. Sul panorama nipponico possiamo portare ad esempio Il musicista giapponese Hideto Matsumoto (hide) che si riferì ad Harajuku citandola in una sua canzone "Space Monkey Punks from Japan".
Negli anni '90 lo stile Harajuku ha incominciato a radicarsi e ha visto la nascita e l'ascesa di marchi giapponesi come Princess Princess e alcuni stranieri. Tra questi, seppur non più attivo dal 2004 ricordiamo il 20471120 le cui creazioni rispecchiavano le visioni futuristiche di Lica e Masahiro Nakagawa. I due principali protagonisti di questa “rivoluzione” hanno introdotto pratiche che ora sono la norma, ad esempio, chiesero ai loro clienti i vecchi indumenti così da intervenire direttamente su quelli ridisegnandoli e dandogli un nuovo look. Il riutilizzo dei propri vestiti non più usati era il fattore principale di contrasto allo spreco di materiali che era già presente nell'industria della moda dell’epoca.
Tra le principali figure che possiamo annoverare tra coloro che più di tutti hanno aiutato a diffondere lo stile Harajuku troviamo il fotografo Shoichi Aoki, creatore della rivista FRUiTS, attiva dal 1997 al 2017, che ha continuato però con la sua passione per la moda e i giovani pubblicando su Instagram. Tra le piattaforme attive nella diffusione dello stile Harajuku troviamo il sito web Tokyo fashion come riferimento per lo stile.
Come spesso accade in Italia (più velocemente in altre parti del mondo) abbiamo iniziato a sentir parlare di questo stile con la cantante statunitense Gwen Stefani, con il suo brano musicale ''Harajuku Girls'' nel 2004, e grazie ad alcuni manga.
Non possiamo dare una vera e propria definizione di questo stile, non è una corrente o non fa riferimento a un solo stile preciso, ma bensì riunisce decine di stili diversi (Cosplay, Decora, Gyaru, Kogal, Visual Kei, Rockabilly, Punk e Cyberpunk e altri…).
Se vogliamo esplorare meglio questo stile dobbiamo entrare in profondità per capirne la filosofia che lo hanno imposto tra le mode giovanile non solo del Giappone.
La moda Harajuku dalla sua nascita è stata una protesta contro le rigide regole della società e l'obbligo di entrare nei ranghi, l’uniformarsi e seguire “il gruppo” che era (ma lo è anche oggi) la spina dorsale della società giapponese.
In origine, la moda consisteva nel mescolare l'abbigliamento tradizionale giapponese con l'abbigliamento occidentale moderno. Nel corso degli anni sono emersi molti stili diversi, come quelli citati prima, ma in realtà questa filosofia (possiamo chiamarla così) non segue una linea guida, ognuno è libero di indossare ciò che vuole senza preoccuparsi se ciò che stai indossando soddisfa standard attuali o meno. Anche se questa moda è assimilata agli adolescenti, non c'è limite di età.
Oggi lo stile di Harajuku ha attirato a sé molta curiosità grazie anche allo stile “selvaggio”, colorato, illimitato e non convenzionale. Nonostante i media si affannano nel imporre l’assunto che la fine lenta della moda di Harajuku ormai è assodata. Molti “esperti di stile” imputano questa prossima fine alla popolarità sempre più crescente e dell'accesso ai marchi di fast fashion.
Tuttavia coloro che conoscono Harajuku possono affermare che tutte queste voci non sono del tutto vere. L'atmosfera della zona e il suo eccentrico stile di strada è molto vivo, c'è un ritorno alla cultura storica, si possono ancora vedere persone che indossano kimono per strada, soprattutto a Ginza.
Lo spirito di Harajuku rimane sempre lo stesso nonostante il passare degli anni: indossare gli abiti che si desidera lasciando correre la fantasia, senza preoccuparsi dell'aspetto che ne risulta.
A cura di Juliana S. H.
Fonti:
- gotokyo.com
- fahrenheitmagazine.com
- stileggendo.com
- itsyourjapan.com
- Foto: Pixabay e archivio personale