Buddismo in Giappone dalla Sua Diffusione ad Oggi - Prima Parte -
Breve sguardo su come una delle religioni più importanti del mondo si sia diffuso in Giappone. Partiremo dalla sua diffusione fino ai giorni d'oggi, guardandolo sotto un aspetto storico e sociale e l'impatto che ha avuto nella vita del Giappone.
La sua diffusione
All'inizio del VI sec., quello che era il mondo religioso del Giappone incentrato su culto dei Kami, subì un cambiamento profondo con l'avvento del buddhismo e con tutto quello che si portava dietro in termini di tradizioni, la nuova religione, partendo dall'India, si diffuse in tutto il sud est asiatico, via mare, e per via di terra, seguendo la Via della Seta, arrivò in Cina dove, a causa del declino dell'Impero degli Han, la sua divulgazione fu veloce. Appoggiato dalle dinastie di origine barbarica che ne fecero la loro nuova ideologia, i cinesi invece ne rielaborarono i concetti fondamentali e resero la nuova religione più consona alla loro tradizione.
La nuova, per così dire, religione, arricchita dai concetti del confucianesimo e del daoismo, direttamente dalla Cina e tramite la penisola coreana, sbarcò in Giappone. I primi riferimenti al buddhismo in Giappone si trovano scritti nel Nihonshoki dove si narra che il sovrano del regno coreano di Peakche inviò all'Imperatore giapponese, in dono, un'immagine in oro di Sakyamuni, il Buddha, alcuni sutra e altri oggetti rituali.
Il buddhismo venne subito considerato non solo come una Via di religione e quindi di salvezza, ma anche, e soprattutto, come espressione ideologica della più avanzata società cinese così molte potenti famiglie aristocratiche, una su tutte il clan dei Soga 蘇我氏, lo adottarono nelle loro pratiche cultuali all'interno di una strategia economica e politica aperta ai contatti e agli influssi culturali cinesi. Il nuovo corso religioso portò anche ad un cambiamento dell'architettura dei templi, gli ujidera 氏寺, all’epoca costruiti in puro stile cinese che con la loro imponenza meglio non potevano simboleggiare autorità e prestigio del clan. Ma non tutte le famiglie dei nobili erano convinte di questo cambiamento e alcune di queste, come i Nakatomi 中臣氏 e i Mononobe 物部氏 , difendevano strenuamente la fede nei Kami contro il nuovo corso degli “ stranieri “ .
Il buddhismo una volta arrivato in Giappone dovette confrontarsi con esperienze religiose molto diverse e ovviamente molto radicate, questo creò nella popolazione un certo disagio, per non dire malcontento e per ridare equilibrio si pensò alla strategia di calcare la mano sugli aspetti familiari del nuovo discorso del sacro, quindi in questa fase, i buddha e i bodhisattva venivano venerati come kami e i riti buddhisti avrebbero dato alla popolazione la possibilità di ammirare cerimonie molto elaborate, sofisticate, maestose che coprivano i nuovi Divini buddhisti di mistero e potenza.
Nonostante tutto questo le cose si rivelarono più difficili del previsto dato che l'insegnamento del Buddha portava concezioni radicalmente diverse e una filosofia molto più sofisticata rispetto a quello che era il credo autoctono del giapponese, dato che apriva nuove visioni su quello che era il pensiero dell'illusorio nell'esistenza, sul senso del dolore e della morte, e capirle fino in fondo e quindi accettarle non fu per niente facile.
I primi segnali di un miglioramento nell'accettazione della nuova religione si ebbero intorno al VII secolo grazie agli hijiri 聖, asceti itineranti, e gli ubasoku 優婆塞, i rinuncianti delle montagne, che nelle loro esperienze religiose abbinarono in maniera libera da pregiudizi le idee, le meditazioni e i riti del buddhismo con gli antichi culti dei kami. Con le tecniche estatiche e pratiche meditative daoiste, questi monaci, con il modo di essere trasgressivi che contraddistingue ogni tradizione ascetica, diedero il via all'accettazione della novità che poi si affermò in modo più efficace durante il periodo medioevale.
Kyujitai大佛, Todai-ji東大寺, Nara奈良市
Il punto centrale della diffusione del buddhismo fu certamente l'edificazione di santuari-templi, i Jinguji 神宮寺. Questo tipo di templi venne edificato sopratutto durante il periodo Nara dove venivano eseguiti un complesso sistema di culti che integrava quelli dedicati agli Dei e quelli dedicati a Buddha, anche allo scopo di proteggere lo stato, chingokokka
鎮護国家 , e cioè la dinastia imperiale e le famiglie nobili. Ad esempio, il santuario di Kasuga 春日大社 , è dedicato al culto dei Kami del clan Fujiwara 藤原氏, mentre il tempio buddhista Kofukuji 藤原氏 è per la venerazione degli antenati sempre dei Fujiwara 藤原氏, ed entrambi si ergono vicino a Nara esattamente nel periodo in cui la famiglia Fujiwara stava conquistando posizioni di potere presso la corte imperiale.
L'azione del principe Shotoku, la riforma Taika 大化の改新 e di seguito il codice Taiho 大宝律令 fecero si che il buddhismo non avesse più ostacoli per la sua diffusione e venisse definitivamente accettato come nuovo corso religioso ma portò anche, tra il 672 e il 724, all'emanazione di una legge della corte per il controllo delle comunità monastiche mettendole quindi sotto il diretto controllo di un'Ufficio Imperiale, il Sogo, e sottraendole di fatto al controllo delle famiglie nobili, e principalmente ai Soga.
Quindi il tempio di Asukadera 飛鳥寺, che era il loro simbolo, dopo la loro sconfitta militare venne confiscato e riclassificato con il nuovo nome di Gangoji元興寺 e fu messo sotto l'egida imperiale. In seguito templi nazionali come Kawaradera 川原寺, Sufukuji 崇福寺 e lo Yakushiji 薬師寺, vennero edificati uno dopo l'altro dai vari imperatori che si sono succeduti rivaleggiando in grandezza e magnificenza con quelli dei clan.
Yakushiji 薬師寺 Nara
Il buddhismo in Giappone a questo punto degli eventi procedette insieme alla costruzione di uno stato centralizzato contribuendo in maniera determinante alla sua legittimazione tanto che l'imperatore Tenmu ordinò che in tutti i palazzi nobiliari vi fosse costruita una cappella buddista e che contenesse testi e immagini sacre.
L'imperatore Shomu ordinò che in ogni provincia del paese venisse edificato un Tempio Imperiale, kokubunji 国分寺, questa gerarchia dei templi di culto buddhisti portò, alla fine del VIII sec., alla prassi di riti ufficiali, jingisaishi 神祇儀礼, modellati su quello che era la tradizione della dinastia cinese Tang, l'imperatrice Jito fece consegnare in tutti questi templi copie di due testi sacri , il Konkomyokyo 金光明經 e il Ninnohannyakyo 仁王般若經, ordinando che fossero venerati e recitati il primo mese di ogni anno. Queste decisioni imperiali portarono la creazione di un legame di reciproca salvezza fra il sovrano i monaci e il popolo, dato che i Sutra annunciavano che se fossero stati venerati e recitati con i loro riti dai monaci e se fossero stati ascoltati con fede dal popolo, il Buddha e i Quattro Re Deva, i guardiani del mondo, avrebbero portato la liberazione da ogni afflizione proteggendo il sovrano e donando prosperità al paese.
Ma questa nuova situazione, avendo adottato il pensiero e la prassi rituale del buddhismo che avrebbe legittimato il potere assoluto dell'Imperatore come vertice politico e religioso di uno stato unificato, iniziò la nuova strategia imperiale per il controllo dei monasteri che avrebbero dovuto subire la nomina degli abati e degli amministratori direttamente dalla Corte Imperiale e sarebbero stati tenuti a dare conto della loro condotta e della vita della comunità monastica direttamente al sovrano e al Ministero del Culto.
Parte del testo del Sutra Konkomyokyo 金光明經
I monaci del nuovo corso religioso furono tentati di addomesticare, per così dire, la diversità che costituiva la fede nei Kami per poi assimilarla nel proprio sistema dottrinale anche se vedevano questa fede, i Kami, come una religione di tipo inferiore, perchè, a differenza del buddhismo, erano divinità ancora prigioniere delle rinascite e per questo violenti ed imprevedibili. Arrivando al punto di una reinterpretazione della possessione della sciamana che colloquiava con la divinità come un lamento che la divinità emetteva per il suo disagio per il desiderio di acquisire la conoscenza del Dharma e raggiungere quindi l'illuminazione.
Quindi nei santuari-templi i monaci buddhisti avrebbero letto i sutra e pregato per i kami nello stile liturgico buddhista rendendo queste divinità pacifiche e benevoli, a questo punto sembrava che tutto fosse deciso ma successe una cosa del tutto imprevista. I Kami, divennero divinità tutelari delle comunità buddhiste, questa situazione rimise in discussione la sovranità assoluta del buddhismo.
Nell' VIII secolo nel Santuario dedicato al Dio Hachiman 八幡 a Usa nel nord-est del Kyushu, venne a svilupparsi una nuova visione religiosa data da un oracolo che la divinità avrebbe consegnato e che parlava del completamento della grande statua del Buddha del Todaiji 東大寺 a Nara che comincio ad essere venerata come Yakushi nyorai 薬師如来 il re delle erbe e strenuo difensore della dottrina nonché protettore della potente famiglia Minamoto 源氏. Questa situazione segnò una nuova fase dove le due Vie, Kami e Buddha, iniziarono a riconoscersi come alterità positive e a sentire, nelle loro reciproche differenze, motivi di ispirazione e arricchimento della propria fede.
Todaiji 東大寺, Nara
Continua a leggere la seconda parte de "Buddismo in Giappone dalla sua diffusione ad Oggi" così da poter aver a disposizione l'insieme della storia.