Omotenashi おもてなし L'arte dell'Ospitalità Giapponese
Per Omotenashi おもてなし si intende una particolare "disciplina" (ma vedremo che rappresenta più una filosofia di vita), impartita a ogni dipendente, pubblico o privato, di qualunque attività si occupi, inerente l'accoglienza del cliente.
Per un occidentale, può apparire come la semplice formazione che si fa al personale assunto per l'accoglienza della clientela. Ma nella società giapponese questo va oltre il semplice "dovere" di accogliere e "servire", entra nel patrimonio personale delle persone e incide sulla società in profondità.
Tra le prime regole dell'omotenashi, ne traviamo alcune importanti risalenti al 16mo secolo, create dal famoso maestro della cerimonia del tè Sen no Rikyū 千利休 (1522-1591). Il maestro spiega quale dovrebbe essere il nostro comportamento, trasformando il cliente in qualcosa di più di uno che paga, e quello che si debba "lasciare" al cliente, inteso come esperienza, sensazioni, sentimenti, una volta che che questo abbia lasciato il posto.
Il grande maestro disse " Poiché la vita è piena d'incertezza, si deve incidere nel suo cuore (inteso quello del cliente) gli eventi del giorno come se non ci fosse un domani. La cerimonia del tè d'oggi è un'esperienza da fare almeno una volta nella vita e voi, insieme ai vostri ospiti, devete affrontare a cuore aperto l'incontro, con sincerità"
Questa è una filosofia che implica un rispetto radicato, quel che si dimostra verso ogni persona, che fin da piccoli i giapponesi imparano. E' tanto importante che esiste un proverbio coniato per l'omotenashi " お客様は神様 okyakusama wa kamisama", volendolo tradurre e applicarlo al pensiero occidentale, suonerebbe come il classico "il cliente ha sempre ragione", ma fermandosi alla sola superficie commetteremmo un errore. I Giapponesi infatti, con credo profondo, usano dire "il cliente è come Dio" o "il cliente è come Buddha". Questo ci fa capire la grande differenza di pensiero.
Per chi ha visitato il Giappone, seppur non conoscendone il nome, ha vissuto l'omotenashi ogni giorni, in ogni luogo. Appena si entra in un negozio quando i commessi si inchinano, lo stesso nei grandi magazzini, il controllore che appena finito il giro della carrozza, prima di andarsene, si volta e saluta con l'inchino i passeggeri. Sono sicuro che capite di cosa si sta parlando.
Come spesso accade in Giappone, quello che agli occhi di noi occidentali appare come benevolenza e buone maniere verso i clienti (che siano compratori o fruitori di servizi), l'omaggio senza aspettarsi in cambio nulla (una trasazione, o un pagamento per esempio) è nel profondo della coscienza singola e della società giapponese.