Panoramica Sulle Origini del Giapponese
Prima di addentrarci nel percorso storico del giapponese, di cui vi illustreremo le sue fasi più importanti, è utile dare un'occhiata ai periodi che hanno caratterizzato la sua nascita, lo sviluppo e la sua affermazione in un paese che inizialmente aveva una lingua parlata ma mancava della parte scritta.
I periodi di cui si accennava sono gli stessi che hanno segnato dal punto di vista storico-sociale il Giappone fin dai suoi albori:
Fino al periodo Nara ( fino al 710) 奈良時代 o Jodai 上代
Periodo Nara (710-794)奈良時代
Periodo Heian (794 - 1185)平安時代 o Chuko 中古
Periodo Kamakura 鎌倉時代 (1192 - 1333);
Periodo Muromachi 室町時代 (1333 - 1603);
Periodo Edo (1603 - 1867) 江戸時代o Kinsei 近世
Dal periodo Meiji (1868 -) 明治時代o Kindai 近代
Un ulteriore suddivisione può essere fatta seguendo i periodi:
Chusei 中世 (periodo Kamakura/ Muromachi)
chusei zenki 中期前期 chusei koki 中世後期
kinsei zenki 近世前期 kinsei koki 近世後期
Possiamo sviluppare anche una suddivisione in base alle caratteristiche linguistiche che si sono sviluppate o consolidate nel tempo:
Kodai 古代 ( - 1392) fino al periodo Nanbokucho
Kindai 近代 (1392 - )
Kodai 古代 ( - 1086)
Chūsei 中世 ( 1086 [dal periodo Insei] - 1603)
Kindai 近代 ( 1603 - ).
Kodai 古代 (periodo Heian)
Kindai 近代 (periodo Edo)
Gendai 現代 (dal periodo Meiji compreso in poi)
Le origini del giapponese contemplano varie teorie, quelle che vi presentiamo possono essere prese in considerazione come le più attendibili rispetto alle molte che girano.
La teoria Ainu.
Poco convincente a prima vista dato che le popolazioni Ainu sono di origine caucasica e quindi nessun collegamento diretto con i giapponesi. Avevano una lingua decisamente diversa dal giapponese arcaico o moderno.
Ma studi successivi hanno evidenziato, anche se non c’è ancora una conclusione certa, che il coreano, il giapponese e l'ainu messe a confronto su alcune parole mostrano di essere “geneticamente imparentate”, seppur il tutto sia ancora in fase di accertamento.
Teoria australiano / polinesiana.
Questa teoria vede le lingue di stampo polinesiano come le possibili radici del giapponese. Quest’ipotesi rientra in quelle accettate dal mondo accademico. La prima contempla la presenza di una base austro-polinesiano più una base altaica, mentre l'altra teoria afferma che il giapponese sia una lingua fondamentalmente ibrida austro-altaica.
Teoria settentrionale.
Questa teoria sembra avere il favore di tutti gli studiosi di linguistica e vede il giapponese avere molte affinità con il coreano, il cinese e le lingue uralo-altaiche.
Teoria altaica.
Le lingue che più sono legate al giapponese sembrano essere quelle altaiche, anche se le popolazioni legate a queste lingue, non hanno lasciato documenti scritti su cui ci si può basare.
Queste popolazioni, partendo dall' Asia centrosettentrionale, con le loro migrazioni arrivarono in Asia centrale e qui si divisero in diversi sottogruppi e alcuni di questi arrivarono nella penisola coreana e di seguito verso le isole giapponesi. Le caratteristiche che la accomunano al giapponese sono le seguenti:
Uralo-altaica
Armonia vocalica; Assenza di articoli, di prefissi e presenza di suffissi;
Processo di agglutinazione; Plurale non sempre indicato;
Sconosciuta la categoria del genere;
L’interrogazione è formata aggiungendo una particella finale;
Il genitivo (possessore) precede sempre il nominativo (posseduto);
L’aggettivo attributivo precede sempre il nome cui si riferisce e resta invariato;
Scarsità del processo di subordinazione a favore della giustapposizione;
In generale, quello che è accessorio deve precedere ciò che è principale.
Invece le caratteristiche che il giapponese ha in comune con le lingue altaiche sono:
Non vi sono raggruppamenti consonantici in posizione iniziale;
Non vi sono articoli, nè indefiniti, nè definiti;
Non esiste genere grammaticale;
Coniugazione verbale diversa da quella delle lingue Indoeuropee;
Molte particelle usate come terminazioni grammaticali nei verbi (processo di agglutinazione);
I modificatori sono posti prima del modificato.
Entrando nello specifico possiamo identificare alcune caratteristiche che assimilano, o divergono dal giapponese:
Diversità: Mentre il giapponese ha solo sillabe aperte 開音節 con l’eccezione della /-n/ , che troverà sviluppo solo in seguito, nelle lingue uralo-altaiche vi sono sia sillabe aperte sia chiuse 閉音節. Non esiste armonia vocalica in giapponese e mancano molte particelle comuni alle lingue uralo-altaiche. Diversamente dalle lingue altaiche, il giapponese non ha suoni dakuon all’inizio della parola. Si suppone che questi suoni altaici si siano trasformati in antico giapponese in sillabe che iniziavano per /w/, o /y/ o per vocale.
Similarità fonetiche: parole polisillabiche e anche radici polisillabiche, assenza di raggruppamenti consonantici all’inizio e alla fine di parola, assenza a inizio parola di /r/ e spesso anche di /l/. L’assenza di armonia vocalica è spesso spiegata in seguito a influenza di altre lingue. Tuttavia, una delle maggiori difficoltà nel relazionare il giapponese alle lingue altaiche viene dal fatto che mentre in antico giapponese vi erano solo sillabe aperte, nelle lingue altaiche le sillabe chiuse sono frequenti. Insomma, il sistema fonetico giapponese è più semplice e più povero di quello della maggior parte delle lingue altaiche.
Similarità lessicali: l’antico giapponese ha molto in comune con coreano e altre lingue altaiche. Parole simili per le parti del corpo, fenomeni naturali, colori, animali, piante, utensili, armi, articoli di vestiario, ecc. L’antico giapponese ha in comune più di 300 radici col coreano e 250 col medio mongolo. Similarità anche con l’antico turco, turco moderno e lingue tunguso-manciù. Le parole dell’agricoltura sono venute in giapponese dalle lingue altaiche.
Similarità sintattiche: completa identità sul piano sintattico. Struttura SOV, rectum ante regens, prevalenza delle frasi coordinate sulle subordinate, assenza di pronomi relativi.
Similarità morfologiche e grammaticali: Stesso tipo di formazione delle parole tramite suffissi (agglutinazione). Uso di suffissi agglutinativi per le declinazioni. Similarità nella suffissazione dei casi. Simili anche i suffissi di luogo e moto a luogo. Similarità nei pronomi.
Confronto del sistema verbale: Importanti alcune forme simili del negativo giapponese che trova paralleli in turco. Verbi di “essere”: aru あ,woru を,wiru ゐhanno affinità con gli etimi altaici corrispondenti.
Tra gli accademici è viva anche la discussione sulla possibile parentela che unisce la lingua delle isole Ryūkyū (tra l'isola del Kyūshū e Taiwan), detta ryūkyūgo.
È inconfutabile il fatto che questa lingua sia la più prossima al giapponese, più ancora del coreano, e che questa parentela sia stretta, ma vanno considerati i dubbi riguardo al fatto che questa lingua possa essere considerata indipendente dal giapponese piuttosto che un suo dialetto. Certamente, lingua o dialetto che sia, il ryūkyūgo fornisce ai linguisti informazioni preziose sugli stadi arcaici del giapponese.
Per concludere si può affermare che la teoria più accreditata al momento resta quella del giapponese come “lingua ibrida”, composta cioè da uno strato austronesiano e un superstrato altaico senza però dimenticare che la storia di questa lingua ancora non è completa.